FIORI CHIUSI

Roberto Giacomucci

“I “Fiori Chiusi” esplorano le profondità dell’animo umano, portando alla luce i desideri più nascosti attraverso un sottile gioco di ambiguità tra attrazione e repulsione. Non è lo spaesamento dello sguardo a provocare tale tensione, ma la crudezza del racconto che le opere evocano. Simili a organismi vivi e pulsanti, questi “fiori” instaurano un dialogo profondo con gli archetipi dell’umano, attingendo a quelle matrici universali che vanno dalla percezione del corpo e al rapporto primordiale con le forze della natura. Tali elementi vengono tradotti in segni che sono al contempo autonomi e speculari.
Le opere di Giacomucci si rivelano come intime costruzioni, svelate e condivise attraverso un processo che le plasma con cavità, fenditure, abrasioni e rovesciamenti. Sono creazioni che si fondano come atto simbolico di dialogo e condivisione.
L’arte si configura come un mediatore privilegiato tra l’essenza del mito e la sua rappresentazione, intrecciando la continuità senza tempo dell’archetipo con la mutevolezza dell’attualità.
Questo spazio intermedio non è un semplice luogo di traduzione, ma un terreno di tensioni dinamiche, un dialogo incessante tra opposti: l’intercambiabilità dei simboli e la loro permanenza, il viaggio personale dell’artista e dell’individuo nella terra incognita dell’esistenza e l’esperienza profonda che lega l’immanente al trascendente. È su questa linea di confine, sospesa tra equilibri instabili e polarità fluide, che prende forma il percorso artistico di Roberto Giacomucci.”

Marino Capretti

“Il richiamo al linguaggio dei suoi Fiori Chiusi, in una epoca così lontana dal romanticismo, porta all’ispirazione di un racconto di una storia contemporanea, che in quell’aggettivo “chiusi” parla di noi, del nostro vivere, con una accurata ricerca che lo contraddistingue, sviscerando i significati reconditi del soggetto espositivo.
“La scoperta che i fiori dipinti in un quadro non entreranno mai in un vaso di fiori, che non hanno profumo, che non sono fiori, e’ una scoperta rivoluzionaria dell’Ottocento” questa riflessione rende più intrigante penetrare il contenuto di Fiori Chiusi. Attraverso essi, Roberto Giacomucci, continua la ricerca, del modo di come ha sviluppato ed inventato un processo in cui hanno un ruolo significativo l’apertura euristica, la conoscenza accidentale di questa invenzione e la sua abilità nel trovarle. Il tutto in un “working in progress” senza certezze, lasciando le opportune sospensioni, come nella scoperta di concetti primitivi ed intuitivi della matematica, legati alla esperienza sensitiva. Ci addentriamo in significati profondi, metafore, allusioni, vibrazioni volatili intense così forti da poter essere percepite.
Se questa è la visione escatologica che sottende alla mostra, ve ne è un’altra, irresistibile, a mio parere, più aderente alla realtà quotidiana, osservando come questi fiori facciano parte della nostra vita e come ogni giorno siamo legati a loro e rappresentino la storia e l’evoluzione del nostro mondo, nel senso che descrivono le condizioni umane, sociali, psichiche di coloro che li posseggono, diventando archetipi dell’anima, portatori degli stessi valori identificativi. Il linguaggio dell’arte diviene così contiguo a quello insito dei fiori chiusi e la mostra consente di avvicinarsi a questa relazione.
Dentro essi vibrano storie appassionanti, teorie, assenze, presenze, visioni, proiezioni, che nella vita dell’artista convivono e si esprimono anche dopo essere stati, i fiori, tagliati, recisi, chiusi perché continuano ad entrare in contatto con lo sguardo del visitatore e metaforicamente esprimono la sintesi del trasferimento dalla Natura alla quotidianità. In questa relazione “aperta”, costellazione di storie visive si aprono in un caleidoscopio le cui figure globali hanno senso solo quando gli elementi più piccoli e marginali,esprimono la loro identità.”

Rosalba Rossi